Il lavoro è scaturito dal progetto "Beni Culturali del Luogo" elaborato e realizzato dalla docente Longo Elena Gemma. Gli studenti dell'IPSIA con il supporto dei docenti Longo, Volpone, Salvati, Costa, De Vincenti, Pupo e Lepera hanno realizzato il sito https://benvenutialongobucco.jimdofree.com/; coordinato dal professore Meringolo Roberto e dallo studente Madeo Antonio.
PRESENTAZIONE
Abitanti 3030 - Altitudine 800 msl - Provincia di CS. Il paese sorge nel cuore della Sila Greca, dista 21 km dal lago silano Cecita. Di antica origine, è rinomato per l’artigianato dei tappeti e delle coperte. Tra i beni storici e monumentali di Longobucco spicca la Chiesa Matrice del XII secolo, con ampliamenti nel XV, XVII, XVIII e XIX secolo. È stata elevata alla dignità di Santuario Diocesano da S.E. Mons. Giovanni Rizzo l'8 Settembre 1960.
Altre Chiese di Longobucco: Santa Maria Maddalena, San Domenico e SS. Angeli Custodi (del XVI secolo).
Longobucco vanta una fervente devozione alla SS. Vergine, infatti, la Chiesa è dedicata a Santa Maria Assunta. Nel coro, posto dietro l’altare maggiore, troneggia una sua statua del 1754. Sempre nel coro, vi sono due affreschi del secolo XVIII, dipinti da Cristoforo Santanna: uno rappresenta la NATIVITÀ con scene che riproducono luoghi, costumi e oggetti di Longobucco, l'altro affresco rappresenta l'Adorazione dei Magi, anche in questo si notano oggetti artigianali del luogo fra cui un basto d'asino. Le opere pittoriche sono rappresentate dalle tele degli altari laterali e da due grandi affreschi del coro.
Le origini del paese sono incerte; molti vedono in Longobucco l'antica colonia greca Temesa. Alcuni storici affermano che tale colonia sia stata edificata in prossimità di Scalea, altri la considerano di origine Locrese, situata nel retroterra del golfo di Sant'Eufemia, altri ancora sostengono la tesi dell'esistenza di due Temesa: l'una sul Tirreno, vicino a Falerna, l'altra sul versante Ionico in sede montana (Longobucco).
Longobucco, come l’antica Temesa montana, fu un grosso centro minerario che offrì a Sibari, Crotone e Locri i suoi metalli.
A sostegno dell’identità di Longobucco con la colonia greca esistono altri elementi tra cui anche un’antica leggenda che narra dell’eroe greco Polite, compagno di Ulisse. Di tale leggenda si trova traccia nei detti e nelle testimonianze riguardanti “a petra e ra gna zita”. Anche la facciata della Chiesa madre nelle sculture che la adornano, fa riferimento ad elementi pagani ed alcuni vogliono in esse raffigurate le sembianze del Dio Libante. Nel territorio si trovano i resti di giacimenti di argento largamente sfruttati nelle epoche passate.
Accanto alla chiesa Matrice si erge la Torre Campanaria, vero simbolo storico di Longobucco che ne ricorda l'importanza in epoca medievale. La Torre Campanaria venne costruita nel XII secolo dagli svevi, come torre di avvistamento, poi riadattata a campanile nel XVIII secolo. Alta 32 metri, la Torre presenta un corpo quadrangolare eseguito con blocchi squadrati di tufo.
Procedendo poi per tutto il centro storico si trovano antichi palazzi appartenenti a notabili famiglie del borgo.
Palazzo Citino
Si affaccia su Piazza Matteotti, la sua costruzione risale al XVI secolo, a forma rettangolare, con doppio ingresso, uno su via Colombo l’altro su Via Mazzini. Molto apprezzato è l’ingresso di Via Colombo, per i Mascheroni in pietra scolpita.
Palazzo De Capua
Sito in Via Paolo De Capua, caratterizzato dal suo arco d’ingresso datato XVII secolo. Oggi di proprietà della famiglia Forciniti.
Palazzo Mazza
Si affaccia su piazza Sfera, di fronte alla chiesa Matrice, costruito in pietra.
Palazzo Vulcano-Sapia (Oggi: Simari-Madeo)
Si fa apprezzare per la tipicità della sua pittura a riquadri ornamentali e per i suoi balconi in ferro battuto.
Palazzo Graziano
In largo Soprana, tipico per le ampiezze delle sue stanze.
AREE DI VALORE PAESAGGISTICO
Via delle Miniere
Antichi mestieri e artigianato del luogo
Longobucco è stato sempre conosciuto per l’impegno dei suoi abitanti che anche fuori dal luogo si sono sempre dimostrati abili lavoratori. Anche le donne hanno contribuito più degli uomini, preparando pane, conserve, raccogliendo olive, curando l’orto. Già dal XVIII sec. dopo lo sfruttamento delle antiche miniere, l’attività prevalente a Longobucco divenne quella agricola (braccianti, contadini). I primi lavoravano a giornata spostandosi continuamente con una cesta “CISTARIADDU” contenente tutto quello che poteva servire: cibo e pochi attrezzi. I braccianti longobucchesi hanno contribuito alla realizzazione di tutte le grandi opere infrastrutturali tra gli anni 60-80; i contadini, invece, erano impegnati nella coltivazione del grano e dell’orzo, utilizzando tra gli attrezzi la falce, ”favucia”, l’aratro “aratru”. Inoltre, erano presenti in numero cospicuo pastori, carbonai, mulattieri, falegnami, sarti, calzolai, barbieri, fabbri e stagnini. Tra le più antiche tradizioni spicca la tessitura, attraverso essa venivano e tuttora vengono realizzate coperte, tappeti e arazzi, mantenendo attive le tecniche d’intreccio più antiche (ad esempio dalla ginestra comune, in Calabria detta “jinostra o spartu”, si ricava una delle tre fibre maggiormente utilizzate). Queste tradizioni si tramandano di madre in figlia conservando ancora oggi un gusto e una originalità che la rendono apprezzata e ricercata.
FOTO coperte e arazzi realizzati al telaio ed esposti nelle sale del Palazzo Citino
Un antico mestiere: il fabbro (visita alla bottega del fabbro Domenico Aurea)